L’olio di oliva ha origini molto antiche; i primi olivi risalgono, infatti, a più di 7.000 anni fa. Sono molte le tracce lasciate nel corso della storia che testimoniano la sua importanza; è sufficiente indicare, ad esempio, la sua presenza già all’interno della Bibbia (il famoso ramoscello) e nel Corano (nel quale il combustibile della luce di Dio deriva dall’albero benedetto, l’olivo).
Le prime piante sono cresciute nella zona orientale del Mediterraneo, in particolare in Israele; sono stati i greci, comunque, a sperimentare i primi frantoi e le prime tecniche di produzione dell’olio di oliva, seguiti dai romani. Tali tecniche sono rimaste invariate per diversi secoli. Il ruolo dei greci è stato fondamentale anche per permettere la diffusione della pianta, espandendone la coltivazione in tutta la Magna Grecia; i romani, invece, diedero all’olio la possibilità di raggiungere la Francia e la Spagna. In questi ultimi Paesi, come anche in Italia, le condizioni climatiche risultarono ideali per garantire la crescita ottimale degli olivi.
Sin dai tempi antichi l’olio veniva principalmente impiegato all’interno della cucina, divenendo ben presto un elemento cardine della famosa dieta mediterranea, sia come condimento che come elemento in grado di far acquisire sapore agli altri ingredienti durante la cottura delle pietanze. Veniva anche utilizzato come medicamento e quale componente dei cosmetici, in particolare per creare creme e unguenti mediante i quali massaggiare la pelle, rendendola molto morbida ed elastica.
La comparsa dell’olio in Italia avvenne a partire dall’VIII secolo a.C., quando la Grecia colonizzò l’Italia meridionale. In pochissimo tempo, anche in questo caso favorito dal clima mite, divenne un elemento in grado di trainare l’intera economia. Nacquero le prime classificazioni e vennero create le prime figure di venditori specializzati. Dopo la caduta dell’Impero Romano, che portò alle invasioni barbariche, il periodo di decadenza che interessò il nostro Paese colpì anche la diffusione dell’olio di oliva.
Fu solo dopo l’anno mille che iniziò la ripresa, anche grazie alle donazioni di appezzamenti terrieri da parte di Conventi e Monasteri. Il rilancio definitivo avvenne più tardi, quando i mercanti veneziani, assieme a quelli fiorentini e genovesi, lo portarono in Oriente e nell’Europa del nord. Da quel momento l’olio italiano diventò famoso e rinomato. A partire dal XVIII secolo vennero effettuate le prime catalogazioni ufficiali relative agli alberi di olivo presenti in Italia. Dopo Puglia e Toscana, la terza Regione a distinguersi nella produzione dell’olio fu l’Umbria che, dopo aver visto la nascita di moltissimi impianti destinati alla lavorazione dell’olio, divenne l’area produttiva più sviluppata in Italia. La crescita della produzione di olio ha avuto un inevitabile rallentamento nella prima metà del ‘900, soprattutto a causa delle guerre che portarono ad un abbandono delle zone rurali.
Per fortuna, successivamente, l’olio tornò a rivestire il suo ruolo di prestigio, soprattutto dopo che ne vennero confermati i benefici nutrizionali per la salute; costituisce, infatti, una difesa da malattie che interessano l’apparato digerente e quello cardiovascolare, oltre ad abbassare i livelli del colesterolo cattivo, a favorire l’attività del cervello e a rallentare l’invecchiamento osseo.
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